domenica 11 maggio 2008

ANNA FINOCCHIARO: CHE PENA!


Leggiamo da Repubblica.it
«Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv sulle reti del servizio pubblico, senza che vi sia alcuna possibilità di contraddittorio». Il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro commenta così le affermazioni di Marco Travaglio su Renato Schifani, durante la trasmissione «Che tempo che fa» condotta da Fabio Fazio.


Mi sembra che Anna Finocchiaro confonda il diritto di replica che è sacrosanto, con il principio dell'obbligo del contraddittorio che, invece, è assai discutibile. Se poi vogliamo dirla tutta, tale principio, non è mai esistito né in Rai né altrove. E' solo una leggenda metropolitana invocata e rivendicata ad intermittenza da chi si trova a corto di argomenti. Del resto non potrebbe essere altrimenti. Anche perché, se così fosse, se cioè valesse il principio assoluto dell'obbligatorietà del contraddittorio, allora, per "i mariuoli", come li chiamava un tale con involontaria autoironia, diventerebbe un gioco da ragazzi imporre il silenzio sulle proprie malefatte e, quindi, continuare a delinquere tranquillamente. Sarebbe sufficiente far mancare la propria presenza al contraddittorio. Che poi siano proprio i politici a invocare il contraddittorio e a farlo all'indomani di una campagna elettorale basata, unico caso in Europa, con la sola eccezione della Russia di Putin, su una serie di monologhi o di interviste addomesticate, non so se faccia più ridere o piangere.
In questa particolare occasione Finocchiaro, non ha saputo evitare, per l'ennesima volta, di andare in soccorso della maggioranza e dei potenti. Schifani, infatti, ha tutti i mezzi mediatici per replicare e difendersi, direttamente o indirettamente e, ci sembra, che tutta la casta, maggioranza e opposizione, lo stia già facendo in coro e in forma di linciaggio contro la trasmissione di Fazio, costretto alla gogna mediatica delle scuse in diretta, umilianti per lui e per tutti gli spettatori.
Fazio ha fatto autocritica come si usava una volta. Si è mostrato contrito. Anche lui "tiene famiglia". Per il momento il suo nome non andrà ad aggiungersi alla lista in cui già figurano Luttazzi e la Guzzanti.
Per fortuna, questo coro così unanime dei politici, con l'eccezione del solo Di Pietro, contrasta in modo stridente con quelli che sono i sentimenti generali dei cittadini.
Un instant poll di stampa.it, lanciato in merito alle scuse pronunciate da Fazio a Schifani dà, sulla base delle prime 3233 risposte, al quesito:
"Dopo l'apparizione a "Che tempo che fa" Marco Travaglio è stato ripreso dalla Rai che ha definito il suo atteggiamento «deprecabile». Con chi vi schierate?"
i seguenti risultati:
3233 voti totali
Con la Rai (600) 18%
Con Marco Travaglio (2633) 81%"


Non sono certo un fanatico della democrazia elettronica, di cui conosco i rischi. Tuttavia, credo che questo eloquente risultato sia qualcosa di più di un campanello d'allarme. I nostri governanti, insieme ai loro morbidi oppositori, ombra di un opposizione più che opposizione ombra, alleati in questa union sacrée di maggioranza e minoranza, hanno totalizzato l'esigua minoranza del 18%. Questi signori dovrebbero meditare sulla loro incapacità sia di orientare, sia di interpretare le opinioni del popolo sovrano, incapacità che, alla lunga, determina il crescente isolamento che li circonda.
Di più, dovrebbero cogliere elementi per riflettere sui motivi del loro evidente disprezzo verso i cittadini e su quanto questo disprezzo sia così ampiamente ricambiato.


Le considerazione fatte da Travaglio su Schifani sono tutte pubblicate sul documentatissimo libro "Se li conosci li eviti" di recente pubblicato e sono reperibili sul blog di Di pietro
Il video dell'intervento di Travaglio in trasmissione è su Youtube.
Le scuse in diretta di Fazio e la controreplica di Travaglio sono su corriere.it.

1 commento:

Alberto Sorrentino ha detto...

Questa vicenda segue di poco il bacio che la Finocchiaro corse a dare a Schifani nel momento della sua, di lui, nomina a Presidente del Senato. Il resto vien da sé