mercoledì 23 gennaio 2008

IN VISTA DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA, YOUTUBE SPEGNE I CANALI SULLA MEMORIA



Il giorno 21 gennaio alle ore 14, 42 dopo un anno di presenza nel WEB, senza preavviso e senza avvertimento, il canale Youtube fmf1943, da me gestito, è stato improvvisamente spento dai responsabili di Youtube.
Per questo motivo non troverete più, in questa pagina, in alto a destra, il link per accedervi.
Questo canale non era di quelli che aveva come tema le goliardate o gli scherzi alle persone deboli o agli animali.
Al contrario era impegnato nella MEMORIA DELLA SHOAH.
In poco meno di un anno, grazie a questo canale, avevo messo a disposizione di tutti gli interessari in tutto il mondo, dall'Africa all'Asia, dall'Australia alle Americhe, 300 video, accumulando circa un milione di contatti, con 300 abbonati e una media giornaliera che, nell’ultimo mese, si era attestata sui 6.000 contatti al giorno.
Forse, non sta a me dirlo, ma sono i dati a essere eloquenti, stavo realizzando il canale Youtube più diffuso e più documentato, tra quelli in lingua italiana, sulla Shoah.
Grazie a questo canale ho potuto rendere disponibili a studenti, studiosi e a tutti gli interessati le testimonianze dei sopravvissuti, prime fra tutti quelli di Primo Levi, Elie Wiesel, Shlomo Venezia, Abrahm Bomba, una serie di rari documenti di archivio, quali le riprese dell’Armata Rossa ad Auschwitz, quelle dell’esercito inglese a Bergen Belsen, o del ghetto di Varsavia a colori, nonché alcuni spezzoni di film introvabili, quali per esempio l’Ultima tappa (1947) di Jakubowska o L’ebreo errante (1948) di Alessandrini.
Negli ultimi tempi ho anche provveduto a mettere in linea rari materiali sul genocidio degli zingari, degli armeni, sui massacri in Ruanda e Cambogia, sulla bomba di Hiroshima ecc.
In molti casi fornivo materiale audiovisivo a chi me lo richiedeva, soprattutto insegnanti, ma non solo. Insomma fornivo un servizio utile.
L’ho sempre fatto gratuitamente, anzi, a mie spese, con la sola contropartita dell’inconfessabile soddisfazione di fare qualcosa di bene e di giusto.
Tutto questo a qualcuno non deve essere piaciuto.
Infatti, qualcuno ha tentato, con successo, di interrompere questo mia attività.
L’occasione è stata fornita da un video, da me messo in rete, che denunciava il negazionismo del Genocidio armeno da parte dello stato turco. Si trattava, come correttamente dichiarato nelle notizie di dettaglio a corredo del video stesso, di uno spezzone di alcuni minuti ripreso dal documentario “The Armenian Genocide” di Goldberg, prodotto dalla Two Cats, di cui non avrei posseduto i diritti.
Il documentario, quasi sconosciuto in Italia, è stato mandato in onda solo di recente in unica emissione alle 4,20 di mattina del 19 gennaio u. s. su History Channel del bouquet Sky.
La mia colpa è di aver tentato di farne conoscere un assaggio a tutti quelli che non dispongono dei canali Sky, o che a quell’ora dormivano.
Solo per questo l’intero canale, e di conseguenza i suoi trecento video, sono stati oscurati definitivamente.
Come se non bastasse, forse per procurarmi il maggior danno possibile, lo spegnimento è stato effettuato senza avvertimento e senza preavviso, né comunicazione successiva.
Ho così perso un patrimonio di anni di studio e di lavoro, perché di molti di questi filmati non disponevo di copie.
Non solo, ma non mi è stata data nemmeno la possibilità di accomiatarmi civilmente dal mio pubblico, che avrà appreso la notizia nel modo peggiore: a chi cerca di collegarsi con il mio canale, viene visualizzato il seguente messaggio: “questo account e’ stato sospeso definitivamente”. A chi , poi, cerca di vedere uno dei trecento video, per esempio avendolo messo tra i preferiti, appare il messaggio “Video rimosso in violazione della legge su copyright”.
A questo punto sorge una domanda.
A chi poteva davvero interessare la cessione dei diritti per un documentario che in Italia aveva così poco mercato, da essere mandato in onda solo alle 4 di notte?
Forse chi si è presa la briga di farsi delatore era contrario alla denuncia del negazionismo di stato, o più in generale alla mia attività, sul lavoro della memoria?
Non lo so e sono alieno dalle ossessioni dei complotti.
Di sicuro so che è un segno di barbarie che, mentre vengono lasciati indisturbati canali apertamente nazisti, bullisti o pornografici, così numerosi su Youtube, venga spento un canale proprio sulla memoria della Shoah.

lunedì 14 gennaio 2008

A PROPOSITO DELLA (MANCATA) VISITA DEL PAPA ALLA SAPIENZA


Di Benedetto XVI, apprezzo, prima di tutto, lo spessore filosofico e culturale e, in particolare, i robusti interventi recenti contro gli eccessi del capitalismo, contro la pena di morte o a favore della pace.
Non credo, poi, che sia giusto , come è stato fatto, designare papa Ratzinger, con l'espressione pittoresca ma offensiva, "il pastore tedesco" e nemmeno ricordare il suo probabile errore giovanile di essersi arruolato, giovanissimo nelle SS, episodio messo in luce da Gunter Grass e, del resto, non ancora provato.
Ma non posso dimenticare che è stato, da cardinale, Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede.
La Congregazione per la dottrina della Fede altro non è che il prolungamento del Sant’Uffizio e della Santa Inquisizione.
Ora questo organismo, nelle sue differenti denominazioni, e nei suoi vari cambiamenti di pelle, si è macchiato di crimini incommensurabili contro l’umanità, ancora molto prima che la nozione stessa di crimine contro l’umanità esistesse: dalla persecuzione contro gli ebrei "marrani" a quella contro gli eretici, dalla condanna al rogo di Giordano Bruno, alla costrizione all’abiura di Galileo. Entrambi i processi, vale la pena di ricordarlo, furono condotti da Roberto Bellarmino, prima fatto cardinale, poi addirittura Santo, con tanto di giorno nel calendario e chiesa eretta, nel Novecento, a Roma in Piazza Ungheria, a conferma del fatto che il Vaticano non si è mai pentito e che, nonostante tutto, con questi crimini non ha mai fatto i conti davvero. In particolare, il processo contro Galileo è stato in anni recenti controfirmato dall’attuale pontefice che, in una pubblica dichiarazione, ha finito con il giustificarlo, sia pure non in modo semplice e diretto, ma in modo anodino e indiretto, anzi circonvoluto, ricorrendo all'abusato artificio retorico di prendere a prestito espressioni di altri, storici, teologi e epistemologi, senza contestarle.
Ancora oggi, del resto, assistiamo a un pesante intervento della Chiesa, nelle sue diverse articolazioni, che non si limita ad orientare, come legittimo, i suoi credenti, ma tende anche a circoscrivere la ricerca scientifica nel campo della biologia e a sottoporla ai dogmi di fede, tra i quali quello, tuttora vigente, della infallibità pontificia. Questo anche a costo di vite umane che, dalla ricerca stessa potrebbero essere salvate, come testimoniano recenti fatti di cronaca, quale il caso illuminante di Luca Coscioni, vittima dell'oscurantismo papale.
Così come l'ossessiva condanna del preservativo finisce, di fatto, col provocare la morte di decine di migliaia di persone all'anno, sopratutto in Africa.
E' vero: non è la prima volta che un papa visita, l'Università di Roma. In anni recenti lo avevano fatto Paolo VI e a Giovanni Paolo II. Ma mai era accaduto che un Papa fosse il protagonista assoluto dell'inaugurazione dell'Anno Accademico, quando, a mio avviso, se vogliamo salvaguardarne l'autonomia scientifica, è del tutto inappropriata la presenza, tipica dei regimi autoritari, di autorità militari o religiose.
Per tutto questo, da laico, ma anche da vecchio laureato nella facoltà di Scienze, ritengo inopportuno questa visita che non pare affatto innocente e disinteressata, così come nel 1977 non era una visita innocente e disinteressata il comizio di Lama, e come non sarebbero innocenti e disinteressati, interventi e presenze da parte di autorità politiche se questi si facessero pesanti, ingombranti e volti a limitare l’autonomia dell’Università.
Insomma l'Università non ha bisogno di benedizioni papali, ma solo di essere lasciata libera nelle sue ricerche.

Leggi:

• Lettera di Marcello Cini al rettore
• Lettera di 67 (poi 700) docenti al rettore
• Discorso del Cardinale Ratzinger su Galileo Galilei (Parma, 15 marzo 1990)
Nota dell'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti)
Testo integrale dell'allocuzione che Papa Benedetto XVI avrebbe dovuto pronunciare