martedì 29 aprile 2008

RIPARTIRE DALLE MACERIE


Caro Paolo (*), quello che hai scritto sulla catastrofe elettorale, è musica per le mie orecchie. In particolare condivido la tua lettura della disfatta elettorale, che cioè “i cittadini non sono più disponibili per un “meno peggio” che evidentemente sentono sempre meno distinguibile dal peggio-peggio berlusconiano, leghista e post-fascista”. Così come approvo totalmente la tua analisi sull’attuale sinistra, secondo la quale “i Bertinotti e i D’Alema non sono né moderati né radicali: sono autoreferenziali, sono CASTA”. Ora ci attende, per dirla con Rudy Dutsche,, ma con significato e contesto diversissimi , una lunga marcia attraverso le istituzioni, senza scorciatoie, né derive rivoluzionarie, ma con fermezza. Dobbiamo ripartire dalle macerie in cui ci troviamo e costruire una rete in movimento, partendo da quei pochi punti di appoggio su cui possiamo contare. Alcuni dei quali li hai menzionati: il blog di Micromega, Pancho Pardi ecc. Altri li dovremo creare noi, con la nostra intelligenza e la nostra volontà. Trasformare la sconfitta in vittoria, come diceva un rivoluzionario di 60 anni fa, non è facile, ma i compiti impossibili sono quelli che meritano più degli altri il nostro impegno. Buon lavoro a tutti noi
Franco

(*) Risposta all’intervento di Paolo Flores dal sito di Micromega
Il dopo elezioni
Farla finita con la Realpolitik di Paolo Flores d'Arcais

Il nostro torto è di non credere alle nostre analisi. Quando Nanni gridò a piazza Navona oltre sei anni fa che “con questi dirigenti non vinceremo mai più”, in tanti trovammo che quel grido di indignazione e rabbia era la migliore sintesi di anni di riflessioni (anche su MicroMega, anzi quasi solo su MicroMega), e che la rabbia poteva diventare azione, e quindi speranza. Pochi giorni dopo, infatti, realizzammo il Palavobis, a cui stavamo già lavorando, e pochi mesi dopo il milione e più di auto-organizzati a piazza san Giovanni.
Ma a quel punto cominciammo a non prendere più sul serio le nostre analisi, a sostituirle con le illusioni. Le solite illusioni: che quei dirigenti sarebbero cambiati (nel duplice senso: di imparare loro stessi, o di rinnovare parzialmente i gruppi dirigenti dall’interno).
Illusioni o meno, abbiamo fatto fino in fondo, e anzi oltre, il nostro dovere secondo la “disciplina repubblicana”, votando chi non ci convinceva affatto (o peggio) pur di evitare la vittoria del peronismo-videocratico-clerico-fascista. Non è servito a nulla. Le colpe, le ignominie, le dissipazioni, le mediocrità, accumulate e stratificate negli anni dalla nomenklatura variegata del centro-sinistra, sono state più forti di ogni generosità e di ogni impegno: masse di cittadini democratici hanno detto chiaramente, con il loro non-voto, che non sono più disponibili per un “meno peggio” che evidentemente sentono sempre meno distinguibile dal peggio-peggio berlusconiano, leghista e post-fascista.
A questo punto, e dentro una catastrofe che abbiamo fatto di tutto per evitare e di cui solo le nomenklature del centro sinistra (tutte, vecchie e nuove) portano l’intera responsabilità, è lo stesso realismo che impone di farla finita con ogni Realpolitik. L’unica strada che ancora non è stata percorsa è quella della coerenza intransigente e radicale con i valori che si dichiarano. E’ l’unica, perciò, che abbia senso percorrere.
Lungo tale strada il primo equivoco da spazzar via è che ci fossero due sinistre. Ve ne era ed è una sola: PARTITOCRATICA, anche se poi variegata in apparenze più o meno moderate o radicali. Ma i Bertinotti e i D’Alema non sono né moderati né radicali: sono autoreferenziali, sono CASTA.
Ora ci aspettano anni in cui sarà necessario fare politica direttamente, auto-organizzandosi, in mille club, tematici, territoriali, telematici, senza la pretesa di una “linea generale” onnicomprensiva da condividere, ma anche senza più l’illusione che il momento elettorale possa esser delegato alla casta medesima.
Cominciamo subito, perciò, a proporre esperienze di azione politica nuova, a praticarle, a raccontarle, in coerenza con i valori del Palavobis e di san Giovanni. Senza la pretesa di “coordinarle”, ma di comunicarle e moltiplicarle. Del resto, la "democrazia presa sul serio" ha almeno un suo rappresentante in Parlamento: Pancho Pardi.
Non perdiamoci di vista e non limitiamoci alla geremiade. Il sito di MicroMega cercherà di servire anche a questo.

(29 aprile 2008)

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